Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIII – 17 gennaio 2015.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Nuove Drops e nuovi argomenti sulla prima pagina. Nella rubrica “Drops”, aggiornata annualmente, anche per il 2015 nella colonna centrale (in grassetto) si propongono delle citazioni all’interpretazione del lettore, che potrà legarle verticalmente in sequenza, secondo una proprio fil rouge di senso. Nelle colonne laterali, col pretesto dell’anniversario, si ricordano dieci scoperte o acquisizioni importanti per le neuroscienze, che compiono gli anni in cifra tonda nel 2015.

Nella riunione di fine anno, la Commissione Scientifica della Società ha scelto gli argomenti di studio che hanno maggiormente caratterizzato il lavoro dei gruppi nel 2014, proponendo in tre nuovi brani aggiunti sulla home page gli scritti pubblicati sul sito che ne hanno sintetizzato i contenuti.

 

Trovato un preciso correlato del declino cognitivo dell’anziano. Un aumento di connettività fra i sistemi dell’ippocampo dei due emisferi, associato ad una diminuzione della connettività ippocampale con le aree della neocorteccia, caratterizza il funzionamento nel cervello dell’anziano. Aireza Salami, Sara Pudas e Lars Nyberg, in un articolo in pubblicazione su Proceedings of The National Academy of Sciences USA, documentano la riduzione dell’attività nelle connessioni necessarie ad apprendere, ritenere, consolidare e rielaborare nuovi dati ed esperienze.

 

I dislessici hanno abilità nascoste da studiare. Il disturbo dislessico dell’età evolutiva, che condiziona ed ostacola l’apprendimento della lettura, si accompagna a particolari capacità emerse nell’esecuzione di compiti visivi sperimentali. Studi recenti hanno documentato, in persone cui era stata diagnosticata dislessia, abilità assenti nei normodotati nell’esecuzione di particolari prove sperimentali basate sulla percezione visiva. La ricerca dovrà definire il profilo neurofunzionale di questi talenti nascosti e, magari, fornire elementi per una lettura in chiave evoluzionistica del fenotipo cerebrale che crea svantaggio per la lettura e vantaggio in altri compiti.

 

Ultrasuoni per introdurre farmaci nel cervello e curare tumori ed altre patologie. I progressi della fisica medica applicata alla clinica forniscono una nuova risorsa per consentire a farmaci specifici di attraversare la barriera selettiva posta fra encefalo e sangue. Nell’alert settimanale riservato ai soci del 6 dicembre 2014 è stata illustrata questa nuova tecnica: qui di seguito si riporta il brano.

Forzare in maniera selettiva e temporanea la barriera ematoencefalica per introdurre farmaci nella terapia dei tumori del cervello o di malattie neurodegenerative dell’encefalo come l’Alzheimer, è un sogno di molti medici che ora sta diventando realtà, grazie a una nuova tecnica di fisica medica. In Canada, presso il Sunnybrook Research Institute di Toronto, il fisico medico Kullervo Hynynen, coadiuvato da medici con varie e specifiche competenze, sta sperimentando una procedura basata sull’impiego di ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (High-Intensity Focused Ultrasound). I ricercatori somministrano ai pazienti volontari inclusi nel protocollo sperimentale un farmaco, seguito dall’iniezione di microscopiche bolle ripiene di gas, dopodiché, mediante un dispositivo posto sul capo, inviano ultrasuoni in modo selettivo e mirato verso definite aree cerebrali. Le onde ultrasonore mettono in vibrazione le bolle che, con questo movimento, forzano le giunzioni fra le cellule della barriera fra sangue e cervello, consentendo al farmaco di attraversare lo sbarramento fisiologico nei punti stabiliti. Cessando l’invio di ultrasuoni, nelle aree interessate dal passaggio del farmaco si ripristina la barriera naturale con la sua preziosa funzione di filtro. Oltre alla sperimentazione per la chemioterapia delle neoplasie dell’encefalo, altri gruppi di ricerca, oltre quello di Hynynen, stanno sperimentando la metodica per il trattamento della malattia di Alzheimer ed altri processi neuropatologici. Inoltre, è allo studio un’altra applicazione degli ultrasuoni focalizzati ad alta intensità: la sostituzione del taglio chirurgico per l’inserimento degli elettrodi nelle terapie di stimolazione, come la DBS impiegata nella malattia di Parkinson. Infine, il neurologo Binit Shah e i suoi colleghi, dopo essere riusciti a ridurre il tremore essenziale intrattabile mediante la focalizzazione di ultrasuoni (microlesioni) sul talamo (studio pubblicato lo scorso anno sul “New England Journal of Medicine”), stanno sperimentando questa tecnica per il trattamento dei principali sintomi della malattia di Parkinson. Altre sperimentazioni, volte a provocare lesioni per trattare sindromi dolorose o psichiatriche (disturbo ossessivo-compulsivo), trovano scarso seguito presso la comunità scientifica e medica internazionale (Roberto Colonna).

 

Le dimensioni del cervello possono essere ridotte dallo stress nell’infanzia. Sia pure in misura contenuta, l’esposizione a stress intenso e protratto durante l’infanzia può determinare una discesa sotto il livello della media di alcuni parametri dimensionali. In particolare, è ridotto il volume delle formazioni encefaliche importanti per apprendimento, memoria ed elaborazione delle esperienze.

 

Neurturina, artemina e persefina sono fattori neurotrofici derivati da cellule gliali come il GDNF, ma sono ancora quasi del tutto sconosciuti. Un gruppo di studio della nostra società ha fatto il punto delle conoscenze su queste proteine in una rassegna dei lavori più recenti, nella quale spiccano gli esperimenti su modelli animali della malattia di Parkinson, che provano l’efficacia della neurturina. Rangasamy e colleghi, già nel 2010, avevano pubblicato su Progress in Brain Research evidenze a sostegno dell’impiego terapeutico della neurturina, capace di promuovere la sopravvivenza dei neuroni dopaminergici in vitro.

 

L’esistenza di sentimenti di gelosia nei cani è stata provata sperimentalmente. Esperimenti che non lasciano dubbi hanno provato che uno stato mentale corrispondente al sentimento di gelosia provato da noi esseri umani, induce specifici comportamenti nei cani. La comune esperienza di tanti possessori di esemplari del migliore amico dell’uomo ha ora trovato una conferma sperimentale difficilmente confutabile.

 

Notule

BM&L-17 gennaio 2015

www.brainmindlife.org